Leggo con interesse l’analisi di Andrea Maria Villotti, che afferma come la nuova normativa, che modifica la legge elettorale per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Trento, introducendo oltre alla composizione paritaria delle liste elettorali anche la doppia preferenza di genere, contenga una sorta di trappola per l’elezione delle donne.
L’analista sostiene che sarebbe stato necessario prevedere ” il dovere” di esprimere due preferenze e non lasciarne semplicemente la possibilità.
La prima osservazione che sollevo è relativa alla costituzionalità di un obbligo o “dovere” di esprimere le due preferenze, che entrerebbe in conflitto con l’art.48 della nostra Costituzione:
“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.”
La sentenza costituzionale n.4 del 2010, respingendo l’impugnativa del Governo verso la legge elettorale della Regione Campania, che introduce la doppia preferenza di genere, afferma:
“Sotto il profilo della libertà di voto, tutelata dall’art. 48 Cost., si deve osservare che l’elettore, quanto all’espressione delle preferenze e, più in generale, alle modalità di votazione, incontra i limiti stabiliti dalle leggi vigenti, che non possono mai comprimere o condizionare nel merito le sue scelte, ma possono fissare criteri con i quali queste devono essere effettuate.”
Quindi difficile prevedere l’obbligo di esprimere il duplice voto di preferenza, senza rischiare di ledere il dettato costituzionale!!!
Ciò premesso non c’è dubbio che aver introdotto la preferenza di genere e aver ridotto il numero delle preferenze esprimibili, elimina la possibilità di cordate tra due donne o tra due uomini.
In realtà l’unico partito che ha saputo utilizzare le cordate tra donne è, dati alla mano, il PD.
A parer mio questa modalità è facilitata dall’elettore del PD che vota le donne e che spontaneamente realizza di fatto le cordate.
Invito però a considerare come le cordate tra uomini siano la norma nel panorama politico Trentino, e non solo, e che le cordate maschili sono decisamente più forti di quelle femminili, perché riescono ad ottenere un maggior numero di preferenze e conquistare poi non solo l’elezione, ma a classificarsi ai primi posti e pretendere poi posizioni di potere all’interno della Giunta Provinciale e in tutti gli ambiti di prestigio dell’Istituzione Consiliare stessa.
Emblematica la presenza delle donne nelle nostre istituzioni consiliari:
1 sola donna in Giunta Provinciale;
0 donne nell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Provinciale;
1 sola donna Presidente di Commissione Legislativa Provinciale.
In buona sostanza la nuova previsione normativa danneggia più gli uomini che le donne
In Regione Campania, ad esempio dove è in vigore dal 2010 la doppia preferenza di genere, la presenza femminile e del 22%, mentre in Consiglio Provinciale a Trento, con la possibilità di esprimere fino a 3 preferenze senza vincoli è solo del 17%.
I dati statistici disponibili fino ad oggi, non confermano l’analisi di Villotti, poi ogni elezione fa storia a sé.
Infine, a seguito delle nuove alleanze, il consigliere Valter Viola lascerà la carica di Vice Presidente del Consiglio Provinciale ed il suo posto potrebbe, a questo punto, essere ricoperto da una donna, ponendo fine ad una composizione puramente maschile, e forse illegittima, dell’ufficio di Presidenza.