Sono convinta che i bilanci e le risorse messe a disposizione nei bilanci pubblici non siano neutre e abbiano un impatto negativo o positivo sui diritti delle donne e sull’uguaglianza di genere.
Per esemplificare, se non ci sono risorse finalizzate alla flessibilità dei servizi pubblici o all’estensione degli stessi è chiaro che in quel Comune o in quel territorio il tema della conciliazione non è una priorità e non si favorisce ad esempio l’occupazione femminile.
Ciò premesso, mi pare davvero importante il DDL presentato a Roma il 25 settembre u.s. al Senato, per l’istituzione della Commissione parlamentare per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, prima firmataria la senatrice Donatella Conzatti.
La Commissione ha compiti d’indirizzo e di controllo sull’attuazione degli accordi internazionali e della legislazione nazionale relativi alla concreta applicazione della parità di genere, al fine di garantire l’uguaglianza tra i sessi e la realizzazione dei principi di cui agli articoli 3, 51 e 117 della Costituzione, dei Trattati istitutivi e della normativa dell’Unione Europea nonché degli accordi internazionali in materia.
Insomma una Commissione/filtro, che dovrebbe validare le varie proposte legislative prima del passaggio alle Commissioni e poi alle aule parlamentari, così come avviene per il vaglio di costituzionalità e per la copertura finanziaria dei vari provvedimenti.
Una Commissione, dunque, con un ruolo importante !!!
In occasione della presentazione del testo legislativo, il mio pensiero è andato ad uno degli ultimi atti della mia attività di consigliere provinciale, quando ho proposto, come prima firmataria, una Mozione per verificare l’efficacia dei provvedimenti legislativi adottati dal nostro Consiglio Provinciale.
Il Trentino è una Provincia con una buona legislazione in materia di politiche familiari, di assistenza e cura, di servizi socio educativi alla prima infanzia, di sostegno all’occupazione e alla imprenditorialità.
Un insieme di norme che tendono a favorire e sostenere la genitorialità, i giovani, le donne, i bambini e gli anziani.
In Trentino i servizi socio-educativi da 0 a 3 anni sono un diritto universale, il che significa che il servizio dovrebbe essere prima o poi gratuito o a un costo decisamente limitato e sostenuto dalla fiscalità generale.
Questa previsione, che è decisamente unica nel panorama nazionale, almeno fino ad oggi, è stata prevista, con un emendamento da me elaborato e sottoscritto, che ha modificato la legge provinciale dei servizi socio-educativi per la prima infanzia.
Il testo così recita:
” La Provincia garantisce a tutte le bambine e a tutti i bambini il diritto a frequentare il nido d’infanzia, prioritariamente, o altro servizio del sistema dei servizi socio – educativi per la prima infanzia, da attivare secondo criteri di efficacia, efficienza e sostenibilità economica, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali.”
Purtroppo, a tutt’oggi, il costo degli asili nido permane alto ed il Servizio non è garantito, a condizioni uguali, su tutto il territorio provinciale.
Ritornando alla Mozione del luglio 2012 si chiedeva che un’indagine tecnica indicasse le cause che di fatto impediscono al Trentino di conseguire una condizione ottimale in tema di occupazione femminile e di conciliazione tra vita lavorativa e familiare, nonostante i molti interventi normativi approvati dal Consiglio Provinciale negli ultimi anni, che oltre a fissare i principi di riferimento hanno istituito diversi strumenti volti a garantire e realizzare l’occupazione femminile e la conciliazione dei tempi lavorativi e familiari.
L’indagine, in termini di partecipazione, è stata importante perché ha registrato la partecipazione di 170 Comuni, 15 Comunità di Valle, la Provincia stessa, 26 enti strumentali della Provincia e l’ Università ed il tasso di risposta complessivo del campione è stato dell’81%.
Le conclusioni dell’indagine confermano le iniziali impressioni sulla non completa corrispondenza tra le politiche adottate negli ultimi anni per favorire l’occupazione femminile e la conciliazione dei tempi familiari, e le azioni poi di fatto realizzate. Seppur a fronte di un sistema normativo provinciale di elevato livello, per la qualità e la ricchezza degli strumenti offerti, e di una condizione occupazionale pur sempre migliore rispetto alla media nazionale, nonché di una buona presenza dei servizi di conciliazione, si prende atto dell’esistenza di un quadro territoriale non ancora del tutto soddisfacente rispetto al quale molto ancora si deve fare affinché il sistema raggiunga i livelli ottimali desiderati.
Va, infine, detto che negli ultimi anni le cose non sono davvero migliorate e che l’indagine è rimasta “inascoltata” e non è stata utilizzata come base per una seria riflessione e per consentire di adottare i rimedi possibili, perché
le buone leggi vanno accompagnate dalle buone prassi !!!
E anche in Trentino si può fare di più!!!