In una comunità di diseguali, chi può dirsi uguale?
Il ragionamento che intendo sviluppare parte da una considerazione e da una convinzione.
La considerazione consiste nella constatazione che la Comunità è formata da due grandi gruppi sociali, in cui immediatamente ci si può riconoscere: donne e uomini e che oggi esiste una disparità tra i due sessi a svantaggio delle donne.
La convinzione è che quando una donna riesce a praticare una breccia, nella barriera della disparità, a infrangere il soffitto di cristallo, esso non si infrange, una volta per tutte, perché si richiude dopo di lei, come fosse una membrana!
Ed allora, si può affermare che quella donna sia pari agli uomini e che non sarà soggetta ai pregiudizi del retaggio culturale, che pure gravano sull’intera società?
Penso, con convinzione, che se tutte le donne non sono considerate alla pari degli uomini, nessuna può ritenersi davvero pari!
Anzi quando Una Donna raggiunge traguardi importanti, il suo successo viene strumentalizzato per affermare che la disparità non esiste e che è sufficiente “valere” per ottenere risultati importanti in ogni campo. Basta volere e valere!
Ma quella Donna non è brava come gli uomini, ma decisamente più brava, perché ha dovuto/potuto superare molte discriminazioni e pregiudizi.
Ma la disparità tra i generi è un fatto ineludibile? Vi sono delle responsabilità attribuibili a qualcuno o a qualcosa.
Potremmo innanzitutto affermare che fino ad oggi la disparità non è stata evitata, eppure non si può affermare che la disparità sia naturale e basata su fattori oggettivi!
Infatti:
Le donne sono intelligenti come gli uomini
Le donne studiano come e più degli uomini
Le donne sono lavoratrici come gli uomini
Le donne sanno assumersi responsabilità come gli uomini,
o meglio, gli uomini sono intelligenti come le donne, ma studiano meno e con minori risultati delle donne, lavorano in media 3 ore al giorno meno delle donne e difficilmente si assumono la responsabilità della vita dei propri cari come è “naturale ” fare per una donna.
Potremmo anche affermare che l’organizzazione della Comunità, intesa come Società, sia stata realizzata dalla politica e che la politica sia una prerogativa maschile.
Ed allora una riflessione sulla politica si rende necessaria.
Citando Hannah Arendt “l’Uomo è a-politico. La politica nasce tra gli uomini, dunque decisamente al di fuori dell’Uomo” con la U maiuscola. “Perciò non esiste una sostanza propriamente politica. La politica nasce nell’infra, e si afferma come relazione.”
Dunque la politica è innanzitutto relazione tra diversi, ma fino ad oggi questi “diversi” sono in maggioranza uomini, ma se vogliamo realizzare una società basata sulla parità tra donne e uomini è necessario che la politica sia relazione tra donne e uomini in misura uguale
La politica è una necessità irrinunciabile, laddove esiste una comunità d’individui con la necessità di gestire la “cosa pubblica”. La politica esiste fin da quando l’uomo vive in comunità e fin da quando l’uomo ha avuto necessità di produrre decisioni collettive, che riguardassero l’intera comunità.
E come è oggi la reputazione della politica ?
Perché dobbiamo anche chiederci se la politica sia in grado di assolvere al compito che viene attribuito ad essa.
È antica la diffidenza verso la politica, è una diffidenza tanto antica quanto la tradizione della filosofia politica, “risale ai tempi di Platone e forse addirittura a Parmenide, e scaturirono da esperienze estremamente reali che i filosofi avevano vissuto nella polis, ovvero in quella forma di organizzazione della convivenza umana che ha determinato in maniera talmente esemplare e decisiva l’idea che ancora oggi abbiamo della politica, che persino il termine con cui tutte le lingue europee la definiscono deriva da lì.”
“Orbene la politica, si dice, sia una necessità inalienabile per la vita umana, sia per la vita del singolo che per quella della società. Poiché l’uomo non è autarchico ma dipende nella sua esistenza dagli altri, deve esservi una cura dell’esistenza che riguarda uomini e donne e senza la quale non sarebbe possibile convivere. Compito e fine della politica è tutelare la vita, nel senso più ampio del termine e nel senso moderno, di assicurare ai molti la vita, il guadagno e un minimo di felicità.”(H. Arendt)
Ma fino ad oggi la società realizzata dalla politica o meglio dagli uomini che hanno gestito e che gestiscono il potere, attraverso la politica, intesa come la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica, è pensata secondo un modello adatto ad un target di popolazione costituita per lo più da: uomini, bianchi, occupati, senza carichi familiari ( perché qualcuno al posto loro se ne occupa), senza disabilità. Poichè esistono, certamente, varie idee di società, ma quella realizzata è quella di chi sta al potere.
La società realizzata, fino ad oggi, non è in grado di rispondere in modo equo e paritario agli interessi dell’intera collettività, perché fino ad oggi non ha difeso gli interessi delle donne.
Ora, a tal riguardo, sento spesso argomentare che si deve superare questo “paradigma” di parlare degli “interessi delle donne”, ma che sarebbe meglio e giusto parlare degli “interessi della Società”.
Certo tutelare e rispettare i diritti/interessi delle donne significa realizzare una Società migliore, più equa e forse più felice, ma è proprio perché gli “interessi/diritti delle donne sono violati che non si riesce a realizzare una Società migliore e più ricca, un tasso di occupazione femminile pari a quello maschile consentirebbe al nostro Paese di veder crescere il P.I.L di parecchi punti percentuali.
Non dobbiamo annacquare il problema, anzi c’è bisogno di focalizzare maggiormente il problema, che poi Tutti assieme dobbiamo affrontare e risolvere (Utopia! Forse! Ma senza obiettivi alti, non si raggiungono risultati utili a migliorare il contesto storico!)
Per portare equilibrio tra i due gruppi sociali, è necessario riscrivere il Contratto Sociale
o il Patto Sociale perché ci sia la “garanzia che alla condotta giusta di ciascuno non corrisponda l’ingiustizia degli altri, e nel nostro caso oggi il Contratto sociale non è a garanzia delle donne.
Forse è più adeguato affermare che la parità formale oggi esistente in Italia deve essere declinata anche sostanzialmente, come peraltro prevede la nostra Carta Costituzionale.
Innegabile che la Costituzione ed un’ampia legislazione sia improntata al principio di parità , ma la sua attuazione è per ora non rispondente ai principi giuridici e costituzionali.
Per avvicinarci all’attuazione della società della nostra Costituzione, si deve subito realizzare la:
– parità salariale
– infrastrutture sociali ed educative tali da consentire di poter permettere alle donne e agli uomini di realizzare i propri sogni e le proprie attitudini
– garanzia di universalità dei servizi socio/educativi
– un mercato del lavoro basato sul merito e non sulle relazioni familiari/amicali
– pari opportunità nel mondo del lavoro, assunzioni non discriminatorie, progressioni di carriera che non siano inficiate dal genere
– condivisione degli impegni (e anche delle gioie) familiari; restituzione ai padri del loro ruolo di cura
– superamento degli stereotipi e rispetto delle donne in ogni ambiente, a partire dai media e dal linguaggio
– pari libertà rispetto agli uomini, relativamente “a tutto”
Ma serve innanzitutto che le donne condividano e concordino sull’idea che esiste una disparità tra donne e uomini ingiusta e non giustificata da alcun elemento oggettivo e reale e che solo l’alleanza tra donne può consentire a tutte le donne di non essere più discriminate e di godere di pari diritti sostanziali.
Ma serve innanzitutto che noi uomini e donne apriamo gli occhi sulla realtà di quello che è in effetti la nostra società, dove esiste una disparità tra donne e uomini ingiusta e ingiustificata (non degna di una società civile) e che prendiamo atto che ben difficilmente (almeno finora non è mai successo) chi ha il privilegio vi rinuncia a favore di chi è discriminato e allora io dico che non basta che poche donne abbiano raggiunto ruoli di potere, siano ministre o imprenditrici, ma solo un’alleanza tra donne e tra donne e quegli uomini che vogliono davvero cambiare, può consentire a tutte le donne di non essere più discriminate e di godere di pari diritti sostanziali.
NESSUNA È PARI DA SOLA
Nessuna è pari da sola!